Il 4 febbraio 1945, durante la Seconda Guerra Mondiale, i leader di Gran Bretagna, Stati Uniti d’America e Unione Sovietica si incontrarono alla Conferenza di Yalta per gettare le basi di “un futuro di pace e prosperità”. Protagonisti i leader delle tre potenze alleate: Churchill, Roosevelt e Stalin. Richiesero lo smembramento e l’occupazione della Germania: quest’ultima doveva pagare riparazioni a quei Paesi danneggiati dall’esercito tedesco; l’Unione Sovietica, vittima maggiormente danneggiata, doveva ricevere la metà di quei fondi. Vennero avviati i lavori per la redazione della Carta delle Nazioni Unite, fu trovato un accordo sulla procedura di voto nel Consiglio di Sicurezza e si stabilì che la Conferenza delle Nazioni Unite sarebbe stata convocata a San Francisco il 25 aprile 1945.
In tale occasione, Stalin informò Roosvelt che avrebbe appoggiato il governo nazionalista cinese di Chiang Kai-shek e non il movimento comunista di Mao Tse-Tung. Il leader russo chiese che fosse ristabilito il controllo sulla rete ferroviaria e sui due principali porti della Manciuria, conquistati dal Giappone dopo la vittoria militare sull’impero zarista (1905). Per il leader statunitense il ripristino di quella situazione era un prezzo da pagare per assicurarsi che l’esercito sovietico non attaccasse il governo nazionalista e sostenesse il movimento comunista in Cina.
Fonti bibliografiche:
Keylor W.R. (2003), A World of Nations, Oxford University Press
treccani.it
Nella foto: Churchill, Roosevelt, Stalin alla Conferenza di Yalta