CIVITAVECCHIA – L’Arciconfraternita del Gonfalone di Civitavecchia è la più antica istituzione cittadina ancora presente, ente che cura e organizza la processione del Venerdì Santo. Questa Confraternita pone al Centro l’uomo e cerca, oggi tra le molte cose, di utilizzare la pietà popolare come strumento di spiritualità e crescita interiore, oltre ovviamente a curare la storia e le vestigia del tempo passato, come la Chiesa della Stella dimostra. Di seguito l’intervista a David Trotti Priore dell’Arciconfraternita del Gonfalone di Civitavecchia.
In che periodo venne fondata l’Arciconfraternita del Gonfalone di Civitavecchia?
Parlare della Arciconfraternita del Gonfalone significa tornare molto indietro nel tempo fino a giungere a quel periodo storico in cui sorsero le associazioni confraternali.
Il movimento confraternale, nato sulla base di bisogni materiali e spirituali, si sviluppa nel tardo medioevo, ad esempio, con il “movimento dei disciplinati” che, già presente nell’XI secolo, trova uno dei suoi massimi momenti dalla metà in poi del 1300. Qualche studioso afferma che il nucleo originario della nostra confraternita, divenuta l’Arciconfraternita del Gonfalone di Civitavecchia, possa addirittura essere, appunto, il movimento dei Disciplinati, chiamati anche “i bianchi” perché indossavano un saio bianco e avevano il volto coperto da un cappuccio.
Ma è solo alla fine di questo secolo, secondo alcuni studiosi, che la Confraternita venne “regolata” da San Bonaventura. Infatti, si narra che il santo, dovendosi imbarcare per dirigersi al Concilio di Lione del 1274, passò per Civitavecchia e qui, dove probabilmente esistevano già dei Disciplinati, unì i devoti Civitavecchiesi alla Pia unione dei Raccomandati alla Santissima Vergine. San Bonaventura risulta essere quindi il fondatore della confraternita per come la conosciamo ora e come tale lo festeggiamo il 15 Luglio. Il 5 aprile del 1612 la confraternita venne aggregata alla Venerabile Arciconfraternita del gonfalone di Roma e da allora assunse la connotazione che oggi conosciamo.
Per quello che ci risulta la nostra Confraternita ha avuto pochissime interruzioni nella sua vita ed i confrati, nel tempo ed oggi, hanno rappresentato e rappresentano un punto fermo della storia e della cultura della nostra città.
Quali attività svolgeva?
La Confraternita, come tutte le istituzioni umane, ha risentito della mutevolezza della cultura e dei tempi adattando la sua missione al variare di questi due elementi. La confraternita nasce per sopperire a due bisogni, il primo, fondamentale e fondante, è quello della crescita spirituale e nella fede dei suoi aderenti, il secondo è quello di affiancare la comunità nelle politiche di welfare (utilizzando una parola moderna), svolgendo, a tal fine, il servizio caritatevole per gli ammalati e i bisognosi. Nel corso della sua Storia l’Arciconfraternita si è strettamente interconnessa con l’Ospedale San Paolo, che era situato in Piazza Calamatta, e si è occupata anche dell’assistenza ai defunti, come è testimoniato dalla coltre funeraria portata in processione. L’Arciconfraternita aveva poi moltissimi privilegi papali e, come tutte le confraternite del Gonfalone, si occupava anche delle ragazze prive della dote per sposarsi. Il privilegio spirituale più importante era rappresentato, comunque, dalle indulgenze plenarie, come gli antichi statuti di Roma testimoniano. Altro privilegio grandissimo nelle sue disponibilità era quello di poter liberare un condannato (nel corso della storia il privilegio si raddoppiò), da cui è probabilmente scaturita quella tradizione che oggi chiamiamo processione del Cristo Morto, che unisce il ricordo della liberazione alla tradizione della rievocazione attraverso dei riquadri, fissi o della passione di Cristo. In sintesi, l’operato si incentrava sulla cura delle persone e delle loro anime. Non bisogna dimenticare, poi, che l’Arciconfraternita ha la sua sede nella Chiesa della Stella, scrigno preziosissimo che custodisce moltissimi tesori.
Puoi raccontarci di questi tesori custoditi nella Chiesa della Stella?
La Chiesa della Stella è gestita interamente dalla Confraternita, anche dal punto di vista della manutenzione e delle attività ordinarie, grazie alla generosità dei Civitavecchiesi che, con le loro offerte, ci aiutano costantemente. Per tale ragione mi permetto di lasciare l’Iban della Confraternita, ricordando a coloro che vorranno fare una offerta che, con essa, ci permetterà di fare manutenzione e abbellire questo scrigno: Iban (intestato Arciconfraternita del Gonfalone di Civitavecchia) IT18H0335901600100000070768.
Tornando ai tesori della Stella, credo che la cosa più preziosa sia rappresentata dalla Statua della Madonna delle Grazie, che veneriamo. Trattasi di una Statua processionale, e non di una Statua “piena”, vestita con ricche vesti, una delle quali (che viene indossata per la processione dell’8 Settembre) ci è stata donata dallo stilista Franco Ciambella. Alcune vesti sono state poste all’interno di teche ed appese al Muro, nella parte alta, e si possono ammirare assieme agli affreschi di Ennio Galice, che ha dipinto anche le stazioni della Via Crucis. Gli affreschi raccontano dei Carismi della Confraternita, di cui abbiamo parlato, e della Processione del Venerdì Santo con la presenza dei penitenti. Sempre nella chiesa si trovano l’Organo ed i Lampioni del 700. All’ingresso della Chiesa si può ammirare il Crocifisso che veniva portato in processione fino a qualche anno fa, a cui i Civitavecchiesi sono molto devoti.
Se in Chiesa si debbono alzare gli occhi per ammirare i tesori, nelle cappelle dopo la sagrestia bisogna abbassarli per scoprire, sotto il pavimento di vetro, la storia di Civitavecchia, con le vestigia romane e medioevali. Un tesoro unico ed emozionante. Nella prima cappella è posizionato anche un crocifisso antico, che ti lascia senza fiato per la propria bellezza. Nella seconda cappella, in ordine di distanza dalla Sacrestia, si trova la Statua del Cristo Morto, che portiamo in processione sul carro con cui, originariamente, si trasportavano i morti fino al camposanto.
Un racconto bellissimo, hai qualcosa da aggiungere?
Solo una precisazione: l’Arciconfraternita e Civitavecchia sono una cosa sola, come la Pandemia di Covid-19 ha dimostrato. Noi abbiamo una responsabilità grandissima, quella di custodire la tradizione e il cuore dei Civitavecchiesi. Rappresentiamo, per i Credenti, una testimonianza di fede costante nel tempo; per i non credenti, il valore della tradizione e le radici della nostra cultura. E, per la nostra città, preghiamo costantemente la Madre, che veneriamo, affinché doni a Civitavecchia, e ad ogni civitavecchiese, un momento per entrare in contatto con ciò che c’è nel cuore di ognuno e che per noi è Cristo risorto.