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    “Bozzi, biribibozzi, scaricabozzi, monto e scegno!”, intervista all’autore Gianni De Paolis

    11:26 am
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    Intervista a Gianni De Paolis, abitante a Civitavecchia, autore della pubblicazione “Bozzi, biribibozzi, scaricabozzi, monto e scegno!” composizione in dialetto ad uso privato.

    Come nasce l’idea di scrivere questo libro?

    Ho sempre scritto le mie composizioni riservandole ad una “soddisfazione personale” o per la stretta cerchia familiare. Solo recentemente un amico, al quale ho dedicato un sonetto, ha insistito per leggerne alcuni e mi ha sollecitato a pensare ad una pubblicazione. Dopo molte insistenze sono stato convinto a fare una selezione e tra tutte le 250 (circa) composizioni ne ho scelto alcune dalle quali poi sono scaturite le 93 pubblicate.

    Di grande aiuto in questa impresa è stato il mio amico Silvio Serangeli che ha curato la prefazione del libro e la sua presentazione.

    Un altro intervento importante e raffinato è stato quello di Maria Colombo che ha curato la così detta “chiave di lettura”. Ho poi chiesto al mio amico Marco Crocchianti di fare qualche disegno per illustrare alcuni sonetti che maggiormente lo “ispiravano”: lo ha fatto con grande amore e con sorprendente “finezza grafica”.

    Cosa significa per te scrivere in dialetto?

    Ritengo che sia la forma più diretta per arrivare al cuore di chi ti ascolta o legge.

    In effetti il dialetto è la prima lingua che ascoltiamo nella nostra infanzia e che, senza i condizionamenti scolastici o di altre culture, potrebbe diventare l’idioma di ogni persona per tutta la vita.

    Così era molti anni fa, prima della scolarizzazione giustamente estesa a tutti e i contatti con altre culture.

    da sin: Gianni De Paolis e Silvio Serangeli

    Vuoi raccontarci qualche aneddoto?

    Qualche anno fa presso un banco di frutta del mercato di Piazza Regina Margherita ho chiesto alla giovane commessa che avevo bisogno di “comprare du’ vaghi d’uva”. La ragazza mi guardò e con aria impacciata mi fece ripetere la richiesta; visto che non comprendeva ho ripetuto: “du’ vaghi d’uva … un rampazzetto …”. Fortunatamente l’anziana mercatara titolare del banco e forse la nonna della giovane commessa intervenne e “tradusse”: il signore vuole due chicchi (acini) d’uva, un grappoletto (= rampazzetto).

    Ovviamente fui servito subito con un grande sorriso della ragazza e della nonna!

     

    Quali giochi erano usuali quando eri giovane?

    Bozzi, biribozzi … era certamente uno dei giochi anche della mia generazione che è stato praticato per molto tempo. In effetti però era un poco pesante, “materiale” come si direbbe in dialetto, e molto spesso se ne usciva con qualche escoriazione, contusione, insomma con qualche “bozzo”.

    In alternativa c’era il nascondino (inguattarella), il sottomuro, che si giocava con le monete o più spesso con i tappi a corona delle bottiglie delle gassose e delle birre. Ancora il “fusetto” “acchiapparella”, il calcio …..

    Quale messaggio vuoi lanciare alle giovani generazioni?

    L’unico possibile, che è quello di continuare a coltivare la “propria lingua” cercando di riscoprire, se ancora è possibile, la cadenza, le inflessioni linguistiche che le mutate condizioni di vita hanno quasi fatto scomparire.

    I luoghi di maggiore scambio e alimentazione del dialetto erano certamente i lavatoi pubblici, i luoghi di lavoro, le feste rionali, le funzioni religiose al termine delle quali ci si soffermava, fuori della chiesa, per parlare dei fatti di famiglia, i negozi, così detti vicinali, che fornivano una occasione di scambio, di dialogo, di interazione culturale del dialetto.

    Oggi le mutate condizioni di vita, di ognuno, hanno ridotto queste opportunità; ad esse si sono sostituite occasioni, come ad esempio la pubblicazione del mio libro e di quelli di altri amanti del dialetto, delle associazioni culturali che studiano e propongono incontri, confronti, pubblicazioni che valorizzano il dialetto.

    Le giovani generazioni possono, anzi devono, cogliere ogni occasione per salvaguardare, tramandare ed amare il dialetto che è parte della nostra storia ma anche della nostra vita.

    “Bozzi, biribibozzi, scaricabozzi, monto e scegno!” – Composizione in dialetto ad uso privato, è, come dice Maria Colombo nella sua “chiave di lettura”, una raccolta di liriche che oltre ad una apparente spontaneità rivela un lavoro accurato, e soprattutto il gusto di ricordare, raccontare e descrivere spaccati di vita quotidiana.

    Dove è possibile acquistare il libro?

    E’ in vendita presso le librerie: Dettagli, il Segnalibro, Galleria del Libro ed il ricavato è devoluto in beneficienza. Potrebbe essere un’idea per un omaggio natalizio.

    Foto di Francesco Cristini