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    “Ercole” poesie di Gabriele Tinti lette da Alessandro Haber alla Galleria Nazionale di Palazzo Spinola

    9:01 am
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    GENOVA – La Galleria Nazionale di Palazzo Spinola, in collaborazione con il XXV° Festival Internazionale di Poesia curato da Claudio Pozzani, è lieta di presentare “Ercole”, il lavoro dello scrittore e poeta Gabriele Tinti che ha composto una serie di poesie ispirate ai dipinti di Gregorio De Ferrari conservati a Palazzo Spinola che rappresentano quattro episodi legati al mito di Ercole: Ercole e Anteo, Ercole e il toro di Creta, Ercole e l’Idra di Lerna e infine Ercole sul rogo funebre.

    I testi, inediti e composti appositamente per l’evento, sono stati scritti da Tinti ispirandosi a quelle opere e saranno letti da Alessandro Haber, attore tra i maggiori in Italia che vanta collaborazioni con registi come Olmi, Tornatore, Monicelli.

    La Galleria condivide il progetto del poeta che mira a riattivare l’aura delle opere d’arte attraverso la composizione poetica proposta, grazie alla lettura da parte di importanti attori, insieme alla visione dei capolavori stessi. A Palazzo Spinola si creerà così un’occasione unica per entrare in relazione con i dipinti di Gregorio de Ferrari attraverso i versi di Tinti dedicati a queste straordinarie opere la cui forza e intensità ha colpito il poeta e che saranno proposti dall’intensa voce di Alessandro Haber.

    L’evento proposto a Palazzo Spinola rientra nel progetto complessivo dello scrittore centrato sui capolavori del mondo antico. Progetto che ha visto coinvolti negli ultimi anni alcuni importanti attori (tra i quali Joe Mantegna, Marton Csokas, Robert Davi, Burt Young, Vincent Piazza, Franco Nero, Enrico Lo Verso, Luigi lo Cascio e Alessandro Haber) e alcuni dei maggiori Musei al mondo come sono il Metropolitan di New York, il J. Paul Getty Museum ed il LACMA di Los Angeles, il British Museum di Londra, il Museo Nazionale Romano di Palazzo Massimo e di Palazzo Altemps, la Gliptoteca di Monaco i Musei Capitolini, il Museo dell’Ara Pacis, il Museo Archeologico di Napoli e molti altri ancora.

    Così Gabriele Tinti spiega la sua opera: «Questa serie di poesia ecfrastica tenta di riattivare l’aura oramai persa dell’opera d’arte, di tutte quelle reliquie di mondi ed eroi – di un’umanità – che non ci sono più. Il tragico senso di morte, di vacuità, che appartiene persino ai nostri capolavori che si vorrebbero eterni, l’indeterminatezza che ha circondato spesso le loro attribuzioni, il carattere talvolta puramente ipotetico degli studi, la frammentarietà mutilata con la quale quasi sempre dall’antichità sono giunti sino a noi, mi hanno fornito lo spunto per parlare della caducità della vita, di ogni opera dell’uomo, del significato del tempo per noi. … Neanche le nostre opere ne sono immuni, così come ciò che più veneriamo. Nonostante il nostro disperato tentativo di preservarle e di resistere».

    Nella foto: Ercole uccide l’Idra di Lerna.