Homepage CULTURA “Leggiadro Barocco. L’attività giovanile di Giuseppe Marchesi detto il Sansone”

    “Leggiadro Barocco. L’attività giovanile di Giuseppe Marchesi detto il Sansone”

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    BOLOGNA – Le Collezioni Comunali d’Arte di Bologna presentano la prima mostra monografica dedicata al pittore Giuseppe Marchesi (Bologna, 1699-1771), per riscoprire una figura artistica significativa che operò sul versante classicista della scuola bolognese del Settecento. Promossa da Settore Musei Civici Bologna – Musei Civici d’Arte Antica e curata da Antonella Mampieri e Angelo Mazza, la mostra dossier si intitola “Leggiadro Barocco. L’attività giovanile di Giuseppe Marchesi detto il Sansone” e sarà aperta al pubblico dal 1 aprile al 2 settembre 2023, con inaugurazione venerdì 31 marzo alle ore 17.30.

    Nella cosmopolita Bologna del XVIII secolo, la scena artistica si presentava quanto mai vivace. Tra i pittori più fecondi si distinse Giuseppe Marchesi, di temperamento irrequieto e di corporatura imponente, alla quale dovette il soprannome di Sansone. Allievo di artisti di spicco della generazione precedente, come Aureliano Milani e Marcantonio Franceschini, Marchesi si inserì nel solco della tradizione pittorica locale che trova nei Carracci e nei loro allievi – in particolare Guido Reni, Francesco Albani e Domenico Zampieri detto il Domenichino – il modello imprescindibile. Questo orientamento stilistico era sostenuto e promosso anche dalla principale istituzione artistica presente in città, l’Accademia Clementina, alla quale Marchesi appartenne, ricoprendo svariati incarichi, didattici e di direzione, fino alla nomina a Principe nel 1752. La successiva evoluzione artistica lo portò al progressivo abbandono di un’arcadica classicità a favore di una componente quasi manieristica, prossima per intensità alla maniera di Francesco Monti e Vittorio Maria Bigari.
    La sua biografia, presente solo nelle vite manoscritte composte dall’erudito bolognese Marcello Oretti nella seconda metà del secolo, manca nella Felsina Pittrice di Luigi Crespi (1739) e compare solo marginalmente nella Storia dell’Accademia Clementina di Giampietro Zanotti (1739) che pure ne riconosce, assieme a Luigi Lanzi, le notevoli qualità artistiche per “un modo di dipingere così bello e così forte, che tutti diletta, e buona, e gran fama gliene viene”.

    Piuttosto precocemente si opera una sovrapposizione tra le opere di Marchesi e quelle del contemporaneo Ercole Graziani junior, tanto che alla Mostra del Settecento Bolognese del 1935, che segna la ripresa dell’interesse per questo periodo della storia dell’arte locale, molte delle opere presenti portano l’attribuzione al Graziani. Spetterà al critico Renato Roli operare una prima brillante ricostruzione del catalogo dell’artista nel 1971, distinguendo le mani dei due pittori e restituendo a Marchesi opere che erano state considerate del collega. Gli studi successivi, condotti principalmente da Antonella Mampieri e Angelo Mazza, hanno ampliato il catalogo dei dipinti noti, aggiungendo esemplari di grafica e incisioni realizzate su disegno del Marchesi.
    La capacità di fondere colori caldi e forti muscolature, derivati dalla lezione dei Carracci, con la grazia arcadica del disegno, tipica della pittura del Franceschini, resero il Sansone un pittore alla moda, aggiornato sulle tendenze post-barocche che in Francia e Austria già andavano per la maggiore, apprezzato dal pubblico e dai colleghi. Petit maître prolifico e garbato, la sua vivace vena narrativa diede esiti di estrema piacevolezza soprattutto negli anni giovanili, circoscrivibili tra il terzo e il quarto decennio del secolo. Culmine di questa fase è la decorazione ad affresco della volta e dell’abside della chiesa di Santa Maria di Galliera, a Bologna, sua prima vera grande commissione pubblica (1732–1744), che lo consacrerà come pittore di composizioni sacre e profane in patria, in altre regioni italiane e in diversi paesi europei (Inghilterra e Olanda).

    La mostra dossier pensata per le Collezioni Comunali d’Arte, che conservano nella raccolta permanente il dipinto di soggetto storico Clemente VIII restituisce agli Anziani di Bologna le chiavi della città, si incentra sul periodo iniziale della sua vicenda, elegante ed aggraziato: dall’emancipazione del suo rapporto con Marco Antonio Franceschini, che gli trasmise il suo moderato gusto arcadico, fino al 1725, punto di avvio convenzionale della carriera autonoma dell’artista.
    Attorno a due freschi idilli pendant, ritrovati recentemente sul mercato antiquario ed esposti per la prima volta al pubblico da collezione privata – Mosé e le figlie di Jethro e Salomone incensa gli idoli, il cui successo è dimostrato dalla presenza di copie presso il Museo Diocesano di Imola – vengono riuniti altri esempi di pittura da “stanza” di tema sacro e profano, che documentano al meglio lo stile giovanile dell’artista nei primi venti anni di attività. Tra questi le Quattro Stagioni provenienti dalla Pinacoteca Nazionale di Bologna e l’Ebbrezza di Noè, oggi in collezione privata. Completano l’esposizione un ritratto in miniatura con Testa di giovane donna conservato al Museo Davia Bargellini e due vivaci disegni dalle Collezioni d’Arte e di Storia della Fondazione Cassa di Risparmio in Bologna, il Ratto delle Sabine e il Ratto di Elena, progetti preparatori per un grande dipinto da realizzare nella sala d’onore della casa poi appartenuta ai mercanti Buratti, promotori delle arti e di vari artisti bolognesi. Solo il secondo, datato 1725, venne poi realizzato dal pittore e, come detto, apre la sua carriera documentata.

    La figura di Giuseppe Marchesi fu dimenticata in seguito ai cambiamenti della storia del gusto che condannarono il Settecento come secolo superficiale e vuoto di contenuti. La mostra allestita alle Collezioni Comunali d’Arte intende proporre una lettura rinnovata di questo protagonista del ‘barocchetto’ bolognese, consentendo di formulare nuove ipotesi sull’ordinamento cronologico della sua produzione di esordio.

    L’esposizione è accompagnata da una omonima pubblicazione a cura di Antonella Mampieri e Angelo Mazza, con la collaborazione di Silvia Battistini, che contiene una prefazione di Massimo Medica, un testo di Mirko Bonora e saggi di Antonella Mampieri e Angelo Mazza. Durante il periodo di apertura sono previste attività gratuite di mediazione ed educazione rivolte al pubblico adulto e dell’infanzia. Per la partecipazione è richiesto il biglietto del museo.

    Nella foto in alto: Giuseppe Marchesi detto Sansone. Clemente VIII restituisce agli Anziani le chiavi della città di Bologna, 1739-1740. Olio su tela. Bologna, Collezioni Comunali d’Arte.

    Visite guidate

    Sabato 1 aprile 2023 ore 16.00

    Lunedì 10 aprile 2023 ore 16.00

    Sabato 22 aprile 2023 ore 16.00

    Domenica 7 maggio 2023 ore 16.00 (visita guidata alla mostra e alla cattedrale di San Pietro)

    Domenica 4 giugno 2023 ore 16.00 (visita guidata alla mostra e alla chiesa della Madonna di Galliera)
    Giovedì 15 giugno 2023 ore 17.30

    Giovedì 6 luglio 2023 ore 17.30

    Giovedì 20 luglio 2023 ore 17.30

    Giovedì 3 agosto 2023 ore 17.30

    Sabato 2 settembre 2023 ore 17.00

    Laboratori per bambini

    Sabato 20 maggio 2023 ore 15.00

    Venerdì 16 giugno 2023 ore 17.00

    Supporto a cura di Oasi Allestimenti.