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    Opere inedite dai depositi della Direzione regionale Musei Piemonte

    5:34 am
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    TORINO – Collezioni straordinarie si celano nei depositi dei nostri musei: oggetti di raffinata bellezza, pregiati elementi decorativi, dipinti di notevole fattura, fotografie d’epoca e ricordi di viaggio restano lontani dagli occhi del pubblico, non solo per i limiti dettati dagli spazi espositivi, ma anche per questioni di pertinenza con gli allestimenti oggi in situ, esito di trasformazioni attuate nel tempo in linea con i dettami del gusto coevo. A questa parte del patrimonio, che nella cornice di sfarzo e magnificenza delle residenze sabaude costituisce un vero e proprio tesoro nel tesoro, è dedicato un programma di conservazione e valorizzazione, definito dalla Direzione regionale Musei Piemonte nell’ambito del progetto Sleeping Beauty, promosso e finanziato dalla Direzione Generale Musei del MiBACT.

    Dopo una prima edizione che ha riguardato fotografie storiche del Castello di Agliè e del Castello di Racconigi, nell’anno 2020 l’assegnazione, da parte della Direzione Generale Musei, dell’importo complessivo di 40.000 euro ha permesso di elaborare un articolato piano di interventi che coinvolge opere custodite nei depositi di Palazzo Carignano, Villa della Regina, Castello di Agliè e Castello di Racconigi. Tra porzioni di apparati decorativi, una tela di grande formato, armi e manufatti etnografici, si tratta di oltre 180 pezzi, a cui si aggiungono album di fotografie che riuniscono quasi 700 immagini. Le opere selezionate compongono infatti un corpus particolarmente interessante e significativo, eterogeneo per materiali, tecniche esecutive, datazione e ambito di provenienza geografica, senza dubbio rappresentativo della realtà multiforme che caratterizza il patrimonio gestito dalla Direzione regionale Musei.

    Elaborati ed eseguiti sotto la direzione dello staff che opera nel Laboratorio di restauro di Palazzo Carignano, gli interventi conservativi sono ormai giunti a conclusione e attualmente sono in fase di studio le attività per far conoscere l’unicità e la bellezza di queste opere, di fatto inedite per il pubblico, non essendo state incluse sinora nei consueti percorsi di visita, ma in gran parte poco note anche agli addetti ai lavori. Compatibilmente con l’evolversi del quadro epidemiologico, nelle sedi museali sono previsti incontri, mostre, visite tematiche e occasioni di approfondimento, in parallelo a conferenze in streaming.

    Grazie ai fondi stanziati dal MiBACT sotto l’egida di Sleeping Beauty, Palazzo Carignano ha partecipato all’iniziativa con il restauro di due porzioni di boiserie: una, dipinta da Giovanni Battista Crosato, raffigura Apollo e Clizia tratti dal IV libro dalle Metamorfosi di Ovidio, l’altra presenta putti che giocano realizzati a monocromo da autore ignoto. Entrambi i pannelli decoravano, molto probabilmente, le sale del piano nobile dell’Appartamento di Mezzogiorno dei Principi di Carignano e furono donati dal re di Sardegna Carlo Emanuele III come dote per le nozze, celebrate nel 1740, tra il principe di Carignano Luigi Vittorio e Cristina Enrichetta d’Assia-Rheinfels-Rotenburg, sorella di Polissena, seconda moglie del sovrano scomparsa qualche anno prima.

    A Villa della Regina è stato protagonista il restauro di una tela di grande formato, databile all’ultimo quarto del XVII secolo. Il soggetto è quello delle Quattro Stagioni, rappresentate attraverso figure allegoriche, distinte da simboli come i fiori per la primavera, le spighe per l’estate, i rami secchi per l’inverno e i racemi d’uva per l’autunno, su cui si erge la personificazione del tempo, un personaggio maschile barbuto e alato che impugna una falce. Attribuito a Giovanni Battista Brambilla, allievo di Charles Dauphin attivo per la corte sabauda nella seconda metà del Seicento, il dipinto è documentato nel 1845 al centro del soffitto di una sala del secondo piano di Villa della Regina, ma ne resta ignota la collocazione originaria.

    Al Castello di Agliè l’attenzione è stata focalizzata sui papiers peints, splendide tappezzerie in carta risalenti agli anni in cui soggiornarono nella residenza Carlo Felice (1824-1831) e la consorte Maria Cristina di Borbone-Napoli (1824-1849). Oltre agli esempi che si possono ancora ammirare in diversi ambienti, nei depositi si conservano numerosi rotoli di pannelli e bordure della stessa epoca, accanto ad alcuni di datazione più tarda, per un totale complessivo di 1.860 metri lineari di materiale che offre ben 177 moduli decorativi differenti. Nell’ambito dell’iniziativa è stato possibile svolgere la manutenzione conservativa, con operazioni di pulitura e consolidamento, e il condizionamento delle carte dipinte, nonché prevederne migliori condizioni di conservazione e realizzare una schedatura tecnica.

    Per il Castello di Racconigi sono stati individuati due nuclei di opere. Un intervento si è concentrato su armi e manufatti etnografici dell’Armeria, un ambiente di deposito al piano terreno dell’ala di levante che custodisce circa 450 pezzi legati ai viaggi e alle visite diplomatiche a cui presero parte gli ultimi due re d’Italia, Vittorio Emanuele III e Umberto II. Sono stati selezionati e restaurati un’armatura di manifattura ottomana e cinque armi, una di ambito europeo, precisamente svedese, e quattro di matrice extra-europea, africana e turco-ottomana, aggiungendo così un ulteriore tassello a un più ampio programma per il riordino della raccolta finalizzato a includerne le meraviglie nel percorso di visita. L’altro intervento si è mosso invece sul fronte del vastissimo fondo di fotografie storiche presente nel Castello con oltre 18.000 scatti. Operazioni di condizionamento e manutenzione conservativa hanno riguardato dieci album, per un insieme di 696 fotografie relative ai soggiorni che Umberto II ebbe modo di trascorrere in Nord Europa, Africa e Sudamerica tra gli anni Venti e Trenta del Novecento. D’altronde quello per la fotografia fu un interesse particolarmente sentito in famiglia e coltivato soprattutto dalla madre, la regina Elena, appassionata fotografa che usava stampare personalmente i propri scatti, tanto da aver fatto allestire un apposito gabinetto per lo sviluppo delle riprese al secondo piano ammezzato del Castello.

    “Questo progetto che mi trovo a ereditare dalle gestioni precedenti – spiega la direttrice Elena De Filippis – non solo segna una continuità significativa con ambiti e interessi che hanno caratterizzato il mio percorso professionale, ma incontra anche propositi maturati nell’assumere questo incarico. L’importanza delle operazioni conservative e la programmazione degli interventi si coniugano infatti con l’opportunità di ampliare l’offerta culturale, introducendo nei circuiti della fruizione le opere così liberate dal limbo del patrimonio nascosto. Un’occasione preziosa per mostrare la punta di un iceberg, quella dell’universo vasto e articolato delle collezioni in deposito, e portare all’attenzione del pubblico la straordinaria ricchezza che popola i musei oltre gli spazi riservati alla visita”.

    Gli interventi conservativi e le iniziative previste aprono, dunque, un percorso di conoscenza che, ancora una volta, persegue l’obiettivo, su cui si lavora da tempo, di condurre i visitatori sin nel cuore del patrimonio.