Homepage CULTURA Protocollo d’Intesa per il riordino dei Beni Culturali tra SABAP Università degli...

    Protocollo d’Intesa per il riordino dei Beni Culturali tra SABAP Università degli Studi Federico II e Arcidiocesi di Napoli

    5:49 am
    SHARE

    ROMA – Giovedì scorso a Napoli, in occasione della Giornata Internazionale contro il traffico illecito dei beni culturali indetta dall’UNESCO, è stato presentato il nuovo Protocollo d’Intesa ed il progetto di ricognizione per il riordino dei Beni Culturali tra SABAP per il Comune di Napoli, Università degli Studi Federico II e Arcidiocesi di Napoli. L’iniziativa dà vita ad un piano ambizioso per la collettività e il territorio mirando alla attività di restituzione delle opere ai luoghi di origine, soprattutto Chiese, e quindi alla fruizione pubblica e alla Comunità come indicato dalla Convenzione di Faro.

    L’iniziativa nasce sulla scia del progetto pilota condotto dal Nucleo intersezionale per la tutela del patrimonio culturale della Procura della Repubblica presso il Tribunale di Napoli e la Federico II, centro Interdipartimentale LUPT area di ricerca e laboratori su diritto europeo Valorizzazione, tutela e lotta al traffico illecito – OBVIA – OUT OF BOUNDARIES MAKING CULTURE, nel 2022 / 2023. Questo primo progetto ha consentito la ‘restituzione’ di più di 15000 reperti custoditi nei depositi del Mann e non visibili perché oggetto di sequestro giudiziario per traffico illecito e quindi sotto sigilli dal 1969.

    Con questo nuovo protocollo tra SABAP, UNINA, Arcidiocesi si dà avvio ad un riordino dei depositi che raccontano una storia particolare del territorio Campano, quella partita dal 23 novembre del 1980. Il terremoto come è noto provocò gravi danni ai siti culturali della Regione ed in particolare numerose chiese poi dichiarate inagibili. Le opere d’arte contenute in questi siti furono trasferite in depositi della Città, dopo la ricognizione delle soprintendenze. Gran parte di tale movimentazione trova riscontro nei fascicoli cartacei dell’archivio della Soprintendenza artistica e storica allora al Museo di Capodimonte, che registra il flusso di ingresso delle opere soprattutto nel deposito della chiesa dell’Incoronata di proprietà dell’Arcidiocesi di Napoli e le successive movimentazioni per restauri e mostre, nonché raramente la ricollocazione nelle chiese di provenienza.

    Le azioni concrete previste dal protocollo sono di due tipi: la prima azione, già in parte svolta con un team di studenti e laureandi del laboratorio del centro interdipartimentale LUPT di UNINA è stata di riordino del fascicolo cartaceo con la creazione di un corrispondente database digitale relativo alle opere in transito e spostate dalle chiese al deposito dell’Incoronata, a partire dai primi mesi del 1981.

    “I dati rinvenuti nella ingente mole di carte del fascicolo dell’Incoronata sono confluiti in un fascicolo digitale un database ragionato utile alla più facile consultazione da parte dei funzionari che riceveranno il lavoro svolto – ha spiegato Daniela Savy, docente di Diritto europeo dei Beni culturali della Federico II – Il valore che deve riconoscersi all’attività del primo team, quello universitario, all’opera è quello di aver, non solo salvato i dati che stanno inesorabilmente scomparendo dalle carte (si tratta di carte stampate dalle vecchie stampanti anni 80 su carta ormai pressoché  illeggibile in quanto l’inchiostro va dileguandosi), ma altresì di aver incrociato i dati con quelli esistenti in archivi nazionali digitali realizzati nell’ultimo decennio il SIGEC del MIC e il CRBC della Regione, potendo così operare una almeno parziale verifica e una sistemazione logica e cronologica dei dati”

    “La stipula del protocollo di intesa tra la Soprintendenza archeologia, belle arti e paesaggio per il comune di Napoli, l’Arcidiocesi di Napoli e il LUPT Laboratorio di Urbanistica e Pianificazione Territoriale dell’Università degli studi di Napoli Federico II risponde alla volontà di contrastare con maggiore efficacia la dispersione e il traffico illecito dei beni culturali mettendo in atto virtuose forme di collaborazione tra istituzioni ed enti di ricerca”, ha dichiarato Luigi La Rocca, capo dipartimento DIT Ministero della Cultura che aprirà la presentazione.

    “La Soprintendenza Abap per il Comune di Napoli, da sempre impegnata nella conservazione del patrimonio culturale anche attraverso campagne di catalogazione, riordino e restituzione ai contesti originari delle opere, attraverso questo nuovo protocollo di intesa che segue e si affianca a quello sottoscritto con l’Arcidiocesi e la Procura della Repubblica di Napoli, intende sottolineare l’importanza delle azioni di tutela rafforzandole attraverso buone prassi di collaborazione e l’interazione con altri soggetti a vario titolo coinvolti nella cura dei beni mobili e immobili di notevole interesse storico-artistico, architettonico e archeologico.

    Il protocollo – ha aggiunto La Rocca, capo dipartimento del MiC -, fortemente sostenuto anche dalla Procura di Napoli, ha quindi come obiettivo lo studio, il monitoraggio e il riordino dei documenti di archivio relativi ai beni culturali di proprietà della Arcidiocesi custoditi nei depositi e la loro sistematica inventariazione e catalogazione al fine di valutare la possibilità di una futura restituzione delle opere mobili ai contesti di provenienza o, se non fosse possibile, alla loro ricontestualizzazione. Il protocollo di intesa si inserisce nel quadro più ampio delle indicazioni delle Convenzioni Internazionali, prima tra esse la convenzione di Faro del Consiglio d’Europa del 2011, sottolineando con maggior forza il principio imprescindibile della restituzione alla collettività del patrimonio culturale mobile e immobile che non può che avvantaggiarsi della collaborazione tra gli enti preposti alla tutela di tutti i paesi europei ed extraeuropei”.

    Le conclusioni della giornata sono state affidate a Pierpaolo Filippelli, procuratore aggiunto e coordinatore gruppo intersezionale tutela beni culturali Procura della Repubblica presso il Tribunale di Napoli.