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    Scuola estiva di antropologia 2018 a Campagna

    8:47 am
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    CAMPAGNA (SA) – Dal 24 al 27 agosto ho partecipato alla seconda sessione della Scuola estiva di antropologia 2018, dedicata al tema la rappresentazione del Sé, che si è svolta presso il Santuario della Madonna di Avigliano ubicato a Campagna, in località Avigliano. La Scuola era diretta dal Prof. Paolo Apolito in collaborazione con il Prof. Stefano De Matteis.

    In questa Scuola c’erano delle regole: una era quella di darci del tu, docenti compresi, eravamo tutti su un piano orizzontale. Eravamo diciassette studenti e non avevo conoscenza pregressa dei partecipanti. Ho avuto l’opportunità di ascoltare le rispettive autoetnografie, alla fine delle quali era consentito fare delle domande. E’ stato fondamentale il distacco dalla vita quotidiana e dalle tecnologie, ringrazio i docenti per aver scelto un luogo dove non prende internet: lontani dalle tecnologie e maggiormente disposti ad avere cura delle relazioni sociali.

    La condivisione dei pasti è stata un’attività intima, un modo per conoscerci meglio e creare familiarità tra noi. Le nostre cuoche di Campagna hanno avuto un ruolo importante, non solo per la bella ospitalità che ci hanno riservato, sono state meravigliose nel prepararci i pranzi e farci conoscere cibi della loro cultura contadina e piatti tipici locali. E’ stato un modo per comprendere meglio quel contesto. Tutti i partecipanti si sono ritagliati un ruolo nell’organizzazione delle cene, allestimento dei tavoli dove abbiamo consumato i pasti e lavaggio delle stoviglie. Dopo cena abbiamo affrontato argomenti di studio ed eravamo talmente presi nel dialogo da non accorgersi delle ore che passavano.

    L’ultima sera si è svolta una bellissima Festa, un’apertura verso l’esterno, ognuno a suo modo ha interagito con gli abitanti di Campagna, con i danzatori ed i musicisti della Compagnia Daltrocanto che ci hanno fatto scoprire, per alcuni riscoprire, strumenti musicali in via d’estinzione e sonorità che rievocavano la storia e le tradizioni di quel territorio. Anche la “regola” che gli esterni dovevano portare qualcosa è stata di inclusione e condivisione. Sono certa che questo tipo di esperienza è stata e sarà irripetibile.